Antropologia e psicologia antica
e moderna del cioccolato
seconda parte

I diversi divieti venivano a costituire così uno stile alimentare dei nobili diverso da quello del popolo: questo potrebbe anche spiegare perché gli scheletri, ritrovati nelle tombe dei dignitari, fossero mediamente più alti rispetto a quelli rinvenuti nelle tombe della popolazione comune.

Il cacao garantiva, in un certo senso, il "physique du role" dei nobili e della nomenclatura aztechi; e grazie a quelle sostanze, che vanno a innalzare il livello di semotonina, manteneva elevato il tono dell'umore, in modo che le classi dominanti potessero assolvere al meglio i propri compiti istituzionali.

Montezuma offrì a Cortés, come atto di cortesia e benvenuto, l'importante bevanda. Nel raccontare questo episodio a Carlo V, Cortés disse che la bibita gli era stata descritta come una "bevanda divina, che dà resistenza e combatte la fatica, e che personalmente aveva potuto vemificamne queste proprietà.

Si può quindi affermare, senza paura di essere smentiti, che il rapporto del cioccolato con gli uomini si costituisce fin dall'inizio come prezioso, esclusivo e ricercato: così importante da assolvere anche a un'altra funzione, quella di moneta per gli scambi commerciali.

I pezzi delle gallette o, più spesso, i semi di cacao venivano infatti utilizzati dalle popolazioni amerinde dell'America Centrale come denaro, di valore così universalmente riconosciuto che denari "cioccolatosi" sono stati ritrovati persino in Ecuador. E se, come sospirava Lord Byron ("Ahimè, che cosa profondamente triste ogni pagamento"), la mestizia poteva essere alleviata sciogliendo alcune monete "cioccolatose" in acqua, così, grazie all'aumento della serotonina indotto dal cacao, il pagatore poteva sentirsi un poco meglio, se non nelle tasche, almeno nel tono dell'umore. I "conquistatori" spagnoli, duri d'animo e di muscoli, erano però di palato delicato e trovarono la bibita preparata con il cacahuatl un po troppo amara: e quindi pensarono di addolcirla con lo zucchero, e di scioglierla poi nel latte caldo. Nacque così il chocolate, che si diffuse rapidamente con grande successo dal Nuovo Mondo a quello Vecchio.

Ma anche in Europa il cioccolato non tradisce la sua vocazione un po' snob di bevanda per pochi. Lo bevono, infatti, i nobili e gli alti funzionari: nascono infatti locali molto esclusivi e costosi, dove èpossibile gustare la bevanda in un ambiente non disturbato dai lazzi volgari del popolino o da comportamenti indecorosi. Gustare il cioccolato diviene un'esperienza di totalità dotata, di conseguenza, di un notevole valore terapeutico perché, come insegna quella recente disciplina che costituisce il "body-mind healing", quando si sperimenta la totalità, il corpo guarisce se stesso. Il cioccolato diventa rimedio medico per una serie di malanni: dalla cefalea, all'astenìa, dalla melanconia alla debolezza sessuale.

Con il passare dei decenni anche i divieti più drastici o il costo elevato non possono impedire che l'uso della bevanda si diffonda in tutte le classi sociali. I benefici per la salute e, soprattutto, la straordinaria bontà del liquido fan sì che sempre più persone ne diventino consumatori. In molte comunità monastiche della Spagna l'uso del cioccolato era così diffuso che alle novizie veniva fatto pronunciare prima della cerimonia della vestizione sia il voto di castità sia quello di astensione dal cioccolato.

Che se ne temessero gli effetti euforizzanti, rinvigorenti del tono dell'umore o solo desiderio di espiazione e mortificazione attraverso l'astensione di questa dolcezza dal palato? Dimenticavano questi abati e le sante madri superiori quello che un canonico inglese, loro coevo, scriveva a proposito dei piaceri sensibili e dei loro divieti: "Colui che rifiuta i piaceri sensibili e naturali non avrà piaceri spirituali". In Europa il cioccolato diventa materia per l'arte sublime della pasticceria: pasticcieri-scultori si sbizzarriscono in forme sempre più raffinate e complesse. E se l'opera di marmo o pietra soddisfa l'occhio che la guarda e la mano che la sfiora, la scultura di cioccolato non solo fornisce piacere alla vista e al tatto, ma anche al gusto.

Piaceri effimeri, destinati a durare il tempo di una degustazione, forse anche superflui se si pensa ai grandi bisogni dell'umanità; ma, come diceva Voltaire, "il superfluo è cosa assolutamente necessaria. D'altronde il cioccolato non è solo edonismo effimero e sterile, ma sa anche essere complemento indispensabile dell'alimentazione dell'uomo nei momenti di bisogno.


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