Antropologia e psicologia antica
e moderna del cioccolato
prima parte

Il mio intervento a favore del cioccolato è un intervento in chiave antropologica e psicologica. Cercheremo di capire insieme che cosa abbia significato nel passato e che cosa significhi nel presente il cioccolato.

In ogni società umana e in ogni tempo l'alimentazione non è solo soddisfazione di un bisogno, ma rappresenta anche una forma di comunicazione: costituisce cioè un insieme simbolico ricco di significati di scambio e identità. Diventa così uno dei fondamenti del riconoscimento per ogni gruppo della propria unicità e diversità rispetto agli altri.

Ricostruire, inserendo in una cornice concettuale antropologica, lo stile alimentare di un gruppo, i suoi cibi abituali, i nutrimenti dotati di potere e significato simbolico, significa illustrare il percorso storico di una popolazione nel suo significato più ampio: perché in ogni scelta alimentare, e quindi anche in quella del cioccolato, si intrecciano in una rete a maglie molto strette fattori strutturali, economici, sociali e biologici, così come anche concezioni religiose e valenze simboliche. A livello psicologico poi il legame mente-alimentazione - con tutti i diversi rituali del dolce, del salato, dell'inebriante - è riconosciuto da molto tempo.

L'alimentazione, essendo connessa al piacere provocato dalla stimolazione della bocca, costituisce, attraverso il passaggio della fase orale, uno dei fondamenti della nostra identità. Alimentarsi rappresenta uno dei primi riti (attraverso i quali percepiamo la differenza tra noi e gli altri) in cui si costruisce un'autonomia dell'Io. Il cibo acquista così una rilevanza simbolica, che non viene più a mancare per tutto il resto della nostra vita. Tutto ciò spiega il valore dato dagli uomini all'atto di cibarsi (valore che va ben al di là delle necessità fisiologiche) e anche il costituirsi in ognuno di noi di specifici rituali alimentari, che rappresentano uno dei mezzi con i quali affermiamo l'unicità e l'autonomia del nostro Io. Il cibo diviene così testimone del nostro esistere psicologico, assurgendo talvolta a segnale di disturbo psichico. Gli strumenti della psicologia e della antropologia permettono quindi di comprendere più a fondo il perché dell'uso - e dell'abuso! - di alcuni cibi.

E sarà dunque attraverso questi mezzi che cercheremo di capire l'imputato per deciderne la colpevolezza o stabilirne l'innocenza e, di conseguenza, la meritata assoluzione. L'albero del cacao, pur essendo originario del Centro America, presenta il maggior numero di specie nell'Amazzonia, che è la probabile area di dispersione dello stesso.

Prima della conquista spagnola l'area di maggiore consumo fu quella oggi occupata da Messico, Guatemala e Honduras. I semi del cacahuati (come era chiamato in lingua Maya Nahuatl) erano macinati per poi formare una sorta di galletta, che poteva essere conservata anche per lunghi periodi. L'utilizzo avveniva sciogliendo poi in acqua parte della galletta. Si formava così una bibita color caffe molto aromatica e dal gusto gradevolmente amarognolo. Questa bevanda veniva gustata fredda e non era di consumo popolare dato il suo valore rituale e mitologico: solo i re aztechi, gli alti funzionari dell'impero ed i sacerdoti potevano berla.

Il chocolatl nasce quindi di nobili origini. È possibile che il divieto dell'uso del cacao per la popolazione non nobile fosse motivato dal ricco contenuto in grassi e proteine, costituenti alimentari preziosi per popoli la cui dieta era prevalentemente basata sul mais con poche proteine animali e pochi grassi.

Infatti, i divieti alimentari dei popoli antichi e delle popolazioni odierne a tecnologia limitata, così come il significato di sacmalità attribuito a taluni cibi o bevande, anche se a prima vista possono sembrare bizzarri e senza senso, in realtà hanno sempre un significato profondamente logico, funzionale al mantenimento o al miglioramento delle dinamiche strutturali del gruppo. Le classi dirigenti si riservavano quindi la bevanda per assicurarsene gli apporti nutrizionali e il benessere psicofisico.


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