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LA PSICOLOGIA DEL CONSUMO DI CIOCCOLATO
a cura di Daniela Filippone - Dietista in Chieti

Perché in alcune persone il consumo di cioccolata diventa parossistico ?
Perché il cosiddetto ''craving'' , cioè la voglia matta per questo alimento , è un fenomeno in continua espansione nei paesi occidentali tanto da raggiungere un consumo pro capite di circa 7 Kg all'anno ?
Insomma perché la cioccolata piace tanto ?

A queste domande chi scrive ritiene che non si possa rispondere soltanto con argomentazioni di neurofisiologia sull'azione combinata dei vari componenti la cioccolata. Se è pur vero che la presenza di zuccheri semplici innalza il livello ematico di serotonina e quindi determina un miglioramento del tono dell'umore , che la presenza di magnesio migliora la capacità dell'organismo di adattarsi allo stress ,come pure la presenza di sostanze eccitanti simili alla caffeina (metilxantine) hanno un effetto eretistico , è anche vero che vi deve essere un valore aggiunto che ne giustifica l'abuso su così vasta scala. Del resto è dimostrato che queste sostanze chimiche non sono di per sé in grado, anche per grandi quantità di cioccolato consumato , di determinare processi di dipendenza chimico - farmacologica .

La prima motivazione psicologica all'acquisto e al consumo del cioccolato è l'associazione di quest'ultimo con una situazione di festa, di incontro, di ricorrenza, quindi di tipo familiare / emozionale. Il cioccolato evoca momenti celebrativi e quindi ha di per sé già una valenza positiva perché assume una significanza ludica.
All'idea di cioccolato si associa anche il concetto di dolce tanto che secondo l'Associazione Internazionale per la ricerca nelle scienze del piacere (ARISE) l'80 % degli Italiani pensa che il cioccolato sia il dolce più buono in assoluto. Infine una motivazione all'acquisto e al consumo del cioccolato è l'aspetto squisitamente alimentare per il suo potere calorico e quella sensazione psicologica di caldo che il cioccolato dà , diventando un punto di forza nelle diete dei mesi freddi e nei paesi nordici.

L'alto contenuto calorico ha determinato la ghettizzazione del cioccolato rendendolo un'alimento trasgressivo perché associato all'obesità e comunque ad una dieta non corretta. In quest'ultimo caso si viene a determinare un circolo vizioso. L'atto consolatorio ci fa ingrassare , l'obesità scatena l'ansia che poi verrà consolata con altro cioccolato. In tal senso il cioccolato appartiene a quella categoria concettuale di prodotti definiti '' peccati di gola'' e quindi la sua assunzione viene vissuta come peccaminosa ed ansiogena.

Ma quello che stupisce maggiormente dell'abuso di cioccolato è l'intensità delle passioni evocate. E' qualcosa di più del semplice piacere della gola : il cioccolato attrae perché ricco di significati simbolici. E' questa la conclusione a cui perviene una recentissima ricerca del dott. Piero Aurelio Rosi , psicologo di Perugia. La cioccolata è infatti la conciliazione di molti opposti : è sia solido che liquido, chiaro e scuro , dolce e amaro , è certamente bisessuale tant'è vero che si dice ''cioccolata'' quando ci si riferisce a una bevanda calda, ''cioccolato'' parlando della tavoletta nettamente più fredda e dura.

E' opinione di molti esperti psicologi che la stessa scelta di un tipo o di un altro di cioccolato è un significativo indice di personalità. Da numerose ricerche si è evinto che chi preferisce il fondente è di solito una persona matura, in grado di accettare che accanto al dolce ci sia anche l'amaro e quindi di guardare a occhi aperti la vita, invece chi ama il cioccolato al latte è un tipo intransigente severo con se stesso e con gli altri. Non mancano peraltro interpretazioni opposte di natura psicoanalitica per cui il cioccolato al latte viene considerato un prodotto ''materno'' (simboleggiando l'antico bisogno della suzione) mentre quello fondente rappresenterebbe l'attacco primordiale al cibo, la necessità di mordere, di masticare.

il CIOCCOLATO...