Manna miele di rugiada

Diffusa nell'area mediterranea già nell'antichità, la manna era molto nota già ai medici greci e romani, che la definivano miele di rugiada (o secrezione delle stelle) e ne apprezzavano le qualità terapeutiche. Gli arabi ritenevano che avessse proprietà spirituali e la consideravano benedetta poichè menzionata nel Corano. Attualmente però, la coltura del frassino da manna è limitata ad una piccola zona della Sicilia, che corrisponde ai territori collinari e montani del massiccio delle Madonie e che si estende su un'area di poco più di 250 ettari. Essa fu introdotta nell'isola in epoca medievale, nel periodo della dominazione araba (IX-XI sec. d.c.), e nei secoli si diffuse in altre provincie. Il nome "manna" fu attribuito al prodotto per analogia, di forma e sapore, con il cibo caduto dal cielo che, seconda la Bibbia, gli ebrei guidati da Mosè trovavano ogni mattina durante la traversata del deserto: "bianco, dal sapore di fior di farina impastato con il miele".

Coltivazione e produzione
La produzione di manna in Sicilia si mantenne stabile sino agli anni Cinquanta del secolo scorso, per poi contrarsi e ridursi drasticamente con l'immissione sui mercati della mannite, ottenuta dai sottoprodotti degli zuccherifici. Oggi, coltivazione e produzione sussistono solo più nella vallata che unisce i comuni isolani di Pollina e Catelbuono, dove si è cercato di mantenere vivo un patrimonio culturale secolare attraverso l'antica coltivazione e dove ancora permane il mestiere dello ntaccaluòru. La manna si produce solo in estate, preferibilmente quando la stagione è secca e calda, nei mesi di luglio ed agosto; se il caldo permane, si continua nei primi 10 giorni di settembre. Essa si ottiene dalla solidificazione della linfa elaborata dal Fraxinus excelsior, che scorre nei vasi discendenti del tronco, trasportando a fusti e radici le sostanze zuccherine prodotte dalle foglie. Le secrezioni avvengono quando la pianta raggiunge lo stress idrico: la temperatura deve essere superiore ai 20°C e l'umidità inferiore al 75%. Con l'interruzione dei vasi per incisione della corteccia, la linfa fuoriesce all'esterno e si solidifica lentamente a contatto con l'aria. L'intaccatura viene eseguita con uno speciale coltello a lama ricurva, il mannaruòlu usato per incidere sempre lo stesso lato del tronco, e con la rasula, che serve per raschiare la manna che rimane nei solchi della corteccia, mentre una foglia di fico d'india raccoglie la parte colorata a terra.


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