Il cioccolato qualità e tradizione
Etichettatura
dei prodotti a base di cioccolato ed aspettative del consumatore Non essendovi omogeneità tra la normativa nazionale dei singoli Stati membri ed essendo più facile uniformare la regolamentazione ad un livello inferiore piuttosto che ad uno superiore, in numerosi articoli pubblicati su giornali e su riviste si legge che le direttive comunitarie ed i regolamenti emanati dalla CE stanno contribuendo ad abbassare lo standard qualitativo di alcuni alimenti. In effetti, dopo che alcuni alimenti, peculiari della dieta mediterranea, come la pasta e l'olio di oliva, sono stati minacciati da alcune norme che, in nome di una presunta salvaguardia del consumatore europeo, ne evrebbero snaturato le caratteristiche peculiari, la Commissione europea è intervenuta anche sui prodotti di cacao e di cioccolato destinati all'alimentazione umana (Direttiva 2000/36/Ce del 23 giugno 2000). Tuttavia, pare importante sottolineare che, anche in presenza di eventuali diminuizioni qualitative degli alimenti, risulta essenziale che i consumatori siano in grado di effettuare una corretta ed attenta lettura dell'etichetta del prodotto che si accingono ad acquistare, in modo da potere effettuare scelte oculate. E' in dubbio che, nel corso di questi ultimi anni, si è sostanzialmente modificato il rapporto tra chi acquista e chi vende: se, in un tempo non lontano, la maggior parte delle transazioni preveda un contatto umano, una presenza fisica che indubbiamente influiva sul livello di fiducia che si instaura tra le parti, con l'avvento della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) è venuto meno tale ruolo di consulenza effettuato dai soggetti preposti alla vendita. L'etichetta, apposta sulla confezione e/o sul prodotto stesso, è diventata un vero e proprio "venditore silenzioso". Non si ravvisa alcun tipo di preclusione alla circolazione di alimenti qualitativamente meno pregiati di altri, ma ciò non deve essere confuso con una latitanza informativa. Il consumatore, peraltro, pare sempre più orientato nelle sue scelte verso prodotti che possono garantirgli standard qualitativi elevati ed una provenienza garantita. A tal proposito, oltre agli ormai ben noti regolamenti comunitari 2081/92 (Specialità tradizionale garantita), in ambito nazionale è intervenuto il decreto legislativo n° 173/98, art.8, che, ponendo come obiettivo la "valorizzazione del patrimonio enogastronomico" delle Regioni italiane, ha previsto la categoria dei prodotti tradizionali. Il decreto del Ministero delle Politiche Agricole, n° 350 del 1999, ha istituito, poi, il Regolamento per l'individuazione di tali prodotti. Tale elenco è annualmente aggiornato e sono, quindi, stati individuati numerosi prodotti strettamente legati al territorio nazionale ed aventi produzioni almeno venticinquennali. Tra questi, numerosi sono quelli a base di cioccolato. In Piemonte, ad esempio, sono stati inseriti, tra i tanti, il cioccolatino gianduiotto, le praline al rhum, il bonnet, in Abruzzo il Parrozzo, il Torrone Tenero al cioccolato di Sulmona, in Sicilia la Cioccolata di Modica, (...). L'avvento delle nuove tecnologie e la costante ricerca di velocità per qualsivoglia operazione hanno indotto numerosi operatori professionali alla creazione sia di un personale sito Web, sia di vetrine virtuali per la vendita di prodotti agroalimentari. Nel settore dei trasformatori di cacao e di cioccolato, in particolare, i progetti di commercio elettronico devono tenere in considerazione anche le caratteristiche peculiari del prodotto (durabilità, temperatura, logistica, deperimento della materia prima, stagionalità,...). Le nuove opportunità hanno reso necessaria, quindi, l'elaborazione ad hoc di stategie aziendali competitive sempre più attente alle esigenze della clientela ed al variare delle sue aspettative ed hanno, contestualmente, messo in evidenza l'esigenza non solo di presentare la composizione e le caratteristiche dei prodotti, come peraltro avviene per i beni commercializzati in modo convenzionale, ma anche la ineludibile necessità di supplire alla non fisicità del bene. Lo scambio risulta, infatti, privo di ogni forma di contatto. |
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